Pausa pranzo: come e cosa mangiamo?
Conoscere le abitudini per migliorare l'offerta
A cosa servono gli studi se non ad aiutarci a tracciare il profilo dei nostri consumatori e a programmare il lavoro delle cucine con maggior criterio?
Sapere con quanta più precisione possibile i clienti target, aiuta la ristorazione nella definizione del menù, nell’organizzazione del personale, e degli ordini, nella gestione dei laboratori e nella comunicazione. Aiuta anche noi in azienda a progettare spazi su nuovi modelli di ristorazione e vendere macchine che siano di reale supporto ai laboratori.
In questo articolo scendiamo nei dettagli della pausa pranzo, un momento della giornata in cui è più facile definire un target e muoversi di conseguenza.
Il popolo del Nord Italia è colui che sempre più spesso mangia fuori casa, lo fa almeno 2-3 volte a settimana.
Sono persone dai 18 ai 55 anni, per lo più lavoratori dipendenti.
Il 49% di loro ha una pausa pranzo generosa, sufficiente cioè a farli mangiare con calma e godere di uno stacco reale dall’ufficio.
Il 26% ha un’ora di tempo in cui ci deve stare caffè, giornale e pausa cicca (scusate la parentesi poco salutare).
Il 21% ha pochissimo tempo, meno di un’ora e va di fretta.
Il 3% gestisce la pausa come vuole, è autonomo nel decidere quanto può fermarsi a tavola.
Se state già pensando alla pandemia e a questi due anni di remote working (sì, smart working è sbagliato), resterete sorpresi nel sapere che tra la fine del 2019 e la fine del 2021 il 43% degli italiani ha mangiato in ufficio 2-3 volte a settimana.
Prendete solo la nostra azienda a campione: siamo in 5, di cui solo uno non è imparentato con gli altri 4. Oltre al lavoro, le festività ed il tempo libero sono occasioni che ci vedono riuniti attorno allo stesso tavolo. Per noi è stato possibile continuare a frequentare l’ufficio e, di conseguenza, fare la pausa pranzo qui, nel nostro labò.
Per un 35% di italiani la pausa si è svolta nella mensa aziendale.
Sezioniamo ulteriormente questi dati e su questa percentuale di lavoratori che si è fermata in ufficio a pranzare, il 65% si è portato la gavetta da casa, il 52% ha pranzato con prodotti acquistati da: GDO, alimentari, panificio, gastronomia, pizza al taglio. Il 21% ha ordinato con servizio di take away dal suo ristorante preferito!
Per la provincia di Belluno è stata la prima vera occasione per testare le consegne a domicilio/servizio di asporto dei propri piatti. Chi spingendo sul menù tradizionale, chi creando piatti appositi, chi prendendosi cura anche del packaging facendo leva sull’impatto emotivo che genera una bella confezione. In ogni caso, non mollate. Delivery e Take Away non sono futuro, ma presente!
Ora che sappiamo l’età, quante volte mangiano fuori, dove si procacciano il cibo e come lo fanno, vediamo qualche altro fattore utile per dare un volto preciso al nostro cliente.
Torniamo a chi pranza fuori casa e al ristorante!
Il 26% sceglie il ristorante per la vicinanza al posto di lavoro, quindi se dovete fare azioni di marketing, devono essere a stretto raggio. I vostri clienti lavorano vicino a voi, non sarà difficile individuare le aziende e dirigere lì le vostre promozioni.
Il 14% decide il ristorante in base alla durata della pausa pranzo, quindi è disposto a spostarsi se sa di potersi concedere più tempo. In questo caso sono dipendenti di aziende ad un paio di chilometri da voi, quel giusto compromesso tra andata e ritorno che non mette fretta.
Il 10% sceglie il locale in base alla bontà dei piatti, quindi dovrete comunicare dettagliatamente le vostre scelte in fatto di qualità. Le foto dovranno solleticare i palati fini e non dovrete lesinare sulle descrizioni!
L’8% vi vuole veloci, perché devono comunque tornare al lavoro, mentre il 7% sceglie perché ha in mano dei Buoni Pasto. Siamo al 5%, loro, i clienti abitudinari; da quando sono in azienda mangiano sempre da voi e non vi mollano per pigrizia, ma non dateli mai per scontati! Con loro, nel fanalino di coda, ci sono i dipendenti la cui azienda ha convenzioni precise con un locale. Sono obbligati, ma non per questo non amano stare a tavola!
Ci siamo?
I vostri migliori clienti amano mangiare a basso contenuto di grassi, preferiscono cibi naturali, biologici certificati, e vanno matti per la tradizione italiana con i doverosi omaggi alle tradizioni regionali: carbonara, amatriciana, caio e pepe, ragù.
Guardano al personale, che deve essere preparto ed educato, alla bontà delle proposte, alla varietà che trovano nel menù e alla possibilità di conoscere i valori nutrizionali di un piatto. Filiera corta, tracciabilità, certificazione e impatto ambientale influiscono sulle scelte quotidiane dei consumatori, definendoli sempre più attenti e consapevoli, che il gesto di cibarsi va ben oltre al semplice nutrirsi.
A fronte di tutte queste informazioni due cose puoi fare:
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